Gina…”la bella creola”

 

Parte Seconda

 

Anche per questa moto, come per la precedente, rispetto il gusto dell’epoca, e cerco di recuperare quanto possibile dei pezzi originali. Opero tuttavia alcune sostituzioni che, senza pregiudicare l’estetica, miglioreranno la qualità del risultato finale (ad esempio tutta la bulloneria in acciaio inox).

Monto le frecce, accessorio che giudico di grandissima (e indispensabile) utilità, specie se si percorre un tratto in autostrada o superstrada, cosa talvolta inevitabile, benché, con questa moto, la regola sia la strada statale. Cerco le frecce adatte per diverso tempo (non voglio certo quelle attuali in plastica o carbonio!!!) e finalmente le trovo in metallo cromato con gemme arancio.

Per il colore non scelgo uno di quelli in produzione originale ma seguo il mio gusto: la tinta non sarà a norma per i “puristi” del restauro, ma starà bene sullo stile e sulla linea della moto (la varietà dei colori disponibili all’epoca, per questo modello, fu piuttosto “sterile” e infelice; probabilmente perché questa moto venne prodotta principalmente per destinazione e uso militare, trascurando quindi il gusto e la richiesta del mercato privato).

La tinta della “bella creola” resterà misteriosa e segreta fino all’ultimo (moto finita), per tutti i miei amici del Gruppo del Nuovo Falcone…Insigni cervelli tenteranno di intuirla, senza riuscirci, inseguendo vari indizi, sin dall’inizio del 2001.

 

A Pasqua del 2002 inizio il rimontaggio. Il motore ritorna nel telaio, pulito e lucidato.

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Il telaio, già riverniciato in nero opaco nell’Agosto 2001 è pronto con tutti i bulloni predisposti per il montaggio degli altri pezzi.

Nell’Aprile 2002 affronto l’argomento carrozzeria e verniciatura. Tutti i pezzi, incluso il serbatoio che avevo comprato, sono riposti nel box a Milano, dall’Agosto 2001, nello stato in cui erano stati tolti dalla moto (ossia neppure puliti sommariamente).

Visti i costi proibitivi richiestimi per la verniciatura, la faccio da me: estrema cura nella preparazione del fondo e nella stuccatura. Preparo il fondo con un “primer” in poliestere, lisciato con carta abrasiva ad acqua finissima; poi una prima mano di vernice mono-componente.

Ancora una passata di carta abrasiva, una seconda mano di vernice e subito dopo (bagnato su bagnato), il trasparente di finitura catalizzato. Nei punti “focali” spruzzo una seconda mano del trasparente (bagnato su bagnato).

Il risultato del tutto è soddisfacente: ho scelto una vernice Guzzi opaca, di un modello Guzzi attuale. La tinta e l’effetto mi piacciono e spero rendano bene sul Nuovo Falcone.

A fine Aprile 2002, tutta la carrozzeria è pronta e la completo con le scritte “Moto Guzzi”, aquile in oro e “Falcone” sui bauletti.

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Pure in Aprile 2002 predispongo l’impianto elettrico con i fili necessari e della giusta lunghezza inseriti nelle guaine.

Ancora a fine Aprile (finalmente!.. dopo mesi di attesa), sono pronte anche le ruote.

Il 28 Aprile, trasporto il tutto nel box/officina a Rapallo: è una Domenica e partiamo prestissimo da Milano, con mio figlio Giorgio; alle 9 stiamo già lavorando e alle 13 possiamo vedere la linea e l’effetto della moto, con ruote, parafanghi e serbatoio montati. La tinta (“Grigio Titanio” metallizzato opaco – il colore che Guzzi utilizza per il “California Stone”) mi piace molto e si intona bene col nero opaco del telaio e degli ammortizzatori anteriori. La moto, così spoglia degli altri accessori (bauletti, paragambe e sedile passeggero) è più bella, filante e aggressiva dell’assetto finale: sembra un “café racer”. Colpisce pure la “modernità” di un modello disegnato oltre trent’anni fa.

 

Questo è il risultato del lavoro alla fine di quella domenica mattina

 

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(anche se l’estetica sembra completa, al primo colpo di pedivella manca ancora molto: dinamo,

batteria, collegamenti e cablaggi motore, impianto elettrico, marmitta, la restante carrozzeria).

 

Il successivo 11 Maggio non resisto alla tentazione: il venerdì 10 pomeriggio raggiungo Rapallo. Alle 8 del Sabato sono al lavoro e posso lavorare tutta la giornata (la famiglia è rimasta a Milano) senza intoppi e con grande profitto.

Finisco praticamente il montaggio di carrozzeria, motore e pezzi vari: mi restano ormai i soli cablaggi dei comandi, e le connessioni dell’impianto elettrico (fili già disposti).

 

Continua: terza parte