Giudice: -
Consapevole della responsabilità che assumete davanti a Dio e davanti agli
uomini, giurate di dire la verità. Dite “lo giuro”.
Testimone: - Lo
giuro.
Parte quarta: la Fjera della Nuova Jera
Il professore è uomo disinteressato a sé e pensa solamente agli altri. Ha una storia come tante, in questa Lunigiana di emigrazione e di fame: era partito da Fivizzano con la sua valigetta di cartone piena di brevetti farmaceutici e ha fatto fortuna.
Dopo tante pillole di medicinali,
oggi egli ama dare pillole di saggezza, e confortare il prossimo dolente. Ecco
alcune delle frasi consolanti del Professore:
·
Siamo tutti principi; principe è colui che affronta
per primo la battaglia
·
Le stagioni non sono più le stesse
·
Ai giovani bisogna insegnare il rispetto. E che cos’è
il rispetto?
·
In Lunigiana furono stampati i primi libri al mondo
·
Qui una volta era tutta campagna
·
In Lunigiana è stata inventata la macchina per
scrivere
·
Tutti i politici rubano
·
In Lunigiana è nato il più grande editore di tutti i
tempi
·
Non esistono più le mezze stagioni
·
In Lunigiana sono nati Cristoforo Colombo, Albert
Einstein e Guglielo Marconi, tutti emigrati perché qui non c’è più rispetto.
E altre frasi che non sono
riportate perché gli appunti del cronista si fanno confusi.
A un’attenta analisi
dell’arredamento del castello, sono stati osservati
·
Tre ritratti fotografici di Umberto di Savoia
·
Sette ritratti di Dante Alighieri
·
Una gallinella longobarda di ferro battuto
·
Un’alabarda da lanzo
·
Un cardinale di marmo
·
Zero copie dell’Hypnerotomachia Polyphili
·
12 metri quadri di duchesse e marchesi in olio su
tela
·
Uno spingardone fine ‘700-primi ‘800
·
Due falconi o colubri di bronzo
Inoltre il vostro attento cronista
ha individuato in camera da letto (per la precisione, a destra del letto)
·
Un gatto a nove code
·
Una sciabola da ufficiale napoleonico o murattiano
(davvero, non scherzo)
E qui il cronista spegne un
interruttore immaginario sul castello per passare agli argomenti che seguono.
Con una breve smanettata, il
gruppo di rombanti è arrivato alla Nuova Jera, un agriturismo nel quale le
attività principali per gli ospiti sono
·
Mangiare
·
Raccogliere castagne
·
Raccogliere funghi
·
Mangiare
Il titolare, Brunelli di
Montalcino, è uomo d’ordine. Ha ricordato alcuni episodi della sua Giovinezza:
nel marzo del ’15 alle
manifestazioni degli interventisti
nel ’17 alla Presa del Palazzo
d’Inverno
nel ’19 tra i Legionari di Fiume
nel ’21 alla scissione di Livorno
nel ’22 alla marcia su Roma
nel ’25 alla Nep di Lenin
nel ’29 alla Crisi di Wall Street
nel ’36 alla Guerra d’Abissinia
nel ’37 alla Guerra di Spagna (ma
nella Brigata Anarchica)
nel ’43 al Gruppo Buscaglia
nel ’44 alla X Mas
nel ’91 nel Pcus
insomma, l’uomo sbagliato nel
posto sbagliato.
Alla Nuova Jera s’è formato il
solito capannello di curiosi dell’età media di 82 anni, che hanno commentato
“le Gusssi”.
NELLA FOTO:
BRUNELLI, TITOLARE DELL’AGRITURISMO
NUOVA JERA, ANNUNCIA AGLI OSPITI
CHE LA CENA E’ SERVITA IN SALA.
I Falconisti, dopo ore di
smanettata, ormai tremavano fra i 1.500 e i 2mila giri al minuto. Per fermare
il noioso tremolio, Brunelli ha pensato bene di zavorrare i motociclisti
servendo loro:
·
Staffiotti al sugo di noci
·
Colardelle al rosmarino
·
Troncini alla salsa robusta
·
Rolletti all’aroma di nepitella
e altri manicaretti dai nomi
peregrini, noti soltanto a chi li cucina, ma apprezzatissimi dai Barbari Motorizzati,
nei quali il tremolio da motocicletta monocilindro è stato sostituito dal
tremolio da Sangiovese.
In tarda serata, il salone della
Nuova Jera è stato trasformato nel Salone del ciclo e motociclo. Una vera Fjera
del Falcone. Una dozzina di mezzi, il più giovane dei quali laureato in
medicina con specializzazione in biologia molecolare e il più vecchio dei quali
(Nonna Abelarda, cioè il Superalce) ormai in pensione ritardata, si sono messi
in mostra nel ristorante.
Pur di tenere Raggi & Tamburi
al riparo della pioggerella notturna (non c’è stata) e dai ladri minacciosi
(nemmeno l’ombra di sventurati che ardissero accendere un NFalcone), eravamo
disposti a condire d’olio motore il pavimento del ristorante. Il Brunelli s’è
prestato all’infame operazione, ma ha protetto con copie di giornale le
mattonelle di Pregiato Cotto Toscano (da non confondere con il Gran Biscotto
Rovagnati, simile per colore ma non per consistenza).
Ora, sono giornalista da 20 anni
(esordii nell’81) e ho sempre asserito l’utilità dei giornali. Indispensabili
per accendere la stufa e il camino, utilissimi per incartare il pesce,
insostituibili nella pulizia dei vetri; ora i giornali hanno un nuovo ruolo:
salvare le mattonelle della Nuova Jera. Ho visto prestate a questo Nobile utilizzo
copie della Nazione e del Tirreno, serissimi articoli del Secolo Decimonono e
del Corriere, sussiegose pagine del Sole 24 Ore e nazional-popolari serviziacci
di cronaca nera del Giorno.
Sul letto, tutti si abbatterono
come colpiti da una schioppettata (da Oblomov, romanzo di Gonciarov)
La mattina dopo la combriccola s’è
svegliata con i fagiani. (Sarebbe stato con le galline, ma alla Nuova Jera
girano fagiani).
E via.
C’è chi è andato verso
Settentrione, chi ha imboccato la via del Mezzogiorno, chi a Levante e chi a
Ponente.
Nel caso del vostro cronista, esso
s’è accodato a Todd, Paolo, Mauro, Augusto, Umberto, Fabio più Bmw.
Da notare che la moto di Todd,
vista da dietro, fumava come Marghera.
Traversati i paesi più improbabili
di Lunigiana e Garfagnana, chiacchierato con carabinieri nei bar e puttane
nigeriane sfiduciate della vita, la mandria s’è dispersa in sottogruppi. Chi ha
imboccato il passo del Cerreto e chi ha messo le ruote verso la Futa, chi ha
seguito l’Aurelia e chi la Giulietta Sport.
Io nella fattispecie ho affrontato
da solo l’Abetone. Poi giù nel Frignano e sfiorando Maranello, sono andato a
rilevare la tata dei miei figli che aveva perso la corriera dell’Autostradale
diretta a Volano (Ferrara) ed era abbandonata all’area Secchia Ovest.
Rilevata la tata, giù verso il
Delta del Po.
A un esame attento,
alla fine della Smanettata le motociclette sono rientrate più leggere, avendo
lasciato su asfalti a macadam:
· 2,3
etti di bulloneria e viteria varia
· 1
specchietto retrovisore (mio)
· 5
litri di sudore, ripartito fra tutti.
· 4
pezzi metallici con finalità indefinita (per esempio, un oggetto imprecisato e
potenzialmente pericoloso al traffico lasciato sulla A1 dal V7 di Bruno).
· 1
chilo d’olio, distribuito con incosciente ubiquità da tutti i motori, a goccia
a goccia
· diversi
etti di ruggine e polvere di ferro.
· E
il malumore, abbandonato nella smanettata fin dal primo chilometro di rombo.
Dopo 48 ore in sella
sulla Poderosa, ho capito perché Todd portava i tappi per le orecchie.
Stremato, ho dovuto fermarmi su una piazzola della bretella autostradale
Ferrara-Comacchio per imbottirmi di prezzemolo i padiglioni auricolari.
Continuiamo così, facciamoci del
male.